1.2 Who
Ammettiamolo, una delle parti più difficili è stabilire PER CHI documentiamo. Troppo spesso la concentrazione è al genitore, per mostrare che il loro bambino, la loro bambina sta bene. Fotografie sospese che rasserenano la stato d’animo della famiglia nel sapere serena la propria prole. Abituiamo dunque l’immagine del proprio bambino che sta, che fa. Poi, di colpo, trasformiamo le fotografie in qualcosa di più dove i soggetti si fondono e ci lamentiamo se il genitore ha da dire perché non vede il proprio figlio. Ma, abbiamo aiutato la famiglia ad allenare lo sguardo? A Vedere oltre? All’importanza di attimi, di azioni e non di meri contenuti fotografici? Proviamo a porre una riflessione a tutto questo. Diamo la giusta rilevanza a ciò che vogliamo raccontare.A Settembre spesso si utilizza il gioco della ragnatela (***), immaginate di prendere quel filo rosso e lanciarlo verso l’esterno. Quel filo ha bisogno di ascolto, ha bisogno di essere osservato e di essere capito.Vi stupirete nello scoprire che ogni fotografia non racconta una realtà, ma la vostra realtà. Impregnata di ideologie, costrutti, meraviglie, poesie ed identità.Non tutti avranno la stessa lettura, così come l’arte, le fotografie emozioneranno e si lasceranno comprendere in maniere differenti. Riflettiamo dunque nello scattare una foto, chi è il nostro interlocutore? Non possiamo esimerci dal porci questi quesiti per progettare adeguatamente una buona documentazione fotografica.